Fabrizio Dacrema - 06-03-2007
Ora che il governo ha riottenuto la fiducia, anche il popolo della scuola ha bisogno di una potente iniezione di fiducia. Se il governo non vuole limitarsi a tirare a campare in attesa di un'intesa sulla riforma elettorale, deve attuare il dodecalogo della ripartenza prodiana, al cui secondo punto campeggiano scuola e cultura: "Impegno forte per la cultura, scuola, università, ricerca e innovazione".
Su questi temi fino ad oggi non si è visto il progetto complessivo di cambiamento, ma soltanto una serie di provvedimenti che rischiano di apparire frammentati e giustapposti. Non è un problema di spot né di raffinate tecniche di comunicazione, ma di avviare efficaci e partecipati di processi di innovazione capaci di ottenere risultati effettivi per superare il deficit formativo italiano.
Già dal prossimo anno scolastico si devono vedere segnali concreti che l'innalzamento dell'obbligo di istruzione sta iniziando a cambiare la scuola in senso inclusivo, che aumentano i servizi educativi per i bambini con meno di tre anni, che crescono gli adulti che rientrano in formazione.
Se le riforme complessive rischiano di rovesciarsi nell'immobilismo, specie se calate dall'alto, il metodo del cacciavite, senza una visione generale del processo di cambiamento, sta rivelandosi incapace di creare quel clima di partecipazione indispensabile per innovare in una realtà come la scuola, ormai abituata a pensare che tutti i ministri pro-tempore passano e poco o nulla cambia.
Su questi temi fino ad oggi non si è visto il progetto complessivo di cambiamento, ma soltanto una serie di provvedimenti che rischiano di apparire frammentati e giustapposti. Non è un problema di spot né di raffinate tecniche di comunicazione, ma di avviare efficaci e partecipati di processi di innovazione capaci di ottenere risultati effettivi per superare il deficit formativo italiano.
Già dal prossimo anno scolastico si devono vedere segnali concreti che l'innalzamento dell'obbligo di istruzione sta iniziando a cambiare la scuola in senso inclusivo, che aumentano i servizi educativi per i bambini con meno di tre anni, che crescono gli adulti che rientrano in formazione.
Se le riforme complessive rischiano di rovesciarsi nell'immobilismo, specie se calate dall'alto, il metodo del cacciavite, senza una visione generale del processo di cambiamento, sta rivelandosi incapace di creare quel clima di partecipazione indispensabile per innovare in una realtà come la scuola, ormai abituata a pensare che tutti i ministri pro-tempore passano e poco o nulla cambia.
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